Cosa vedere a Castrovillari

LA CIVITA

Antico abitato separato dalla città moderna, dove troviamo vecchie case e chiese.

Oggi la città è divisa in due parti separate dal celebre Ponte della Catena; la parte vecchia, detta Civita ed edificata su uno sperone calcareo, è caratterizzata da piccole viuzze e costruzioni molto caratteristiche. Vi si trovano la Basilica minore di San Giuliano, il Protoconvento Francescano, il Castello Aragonese e, su una altura, il santuario della Madonna del Castello.

Nella piazza antistante il santuario della Madonna del Castello, un cannone e un allarme antiaereo ricordano la guerra; l'allarme suona tutti i giorni a mezzogiorno a perenne ricordo delle vittime dei bombardamenti del 1943.

Sempre nella Civita all'interno del Protoconvento Francescano si trova il rinnovato Teatro Sybaris, che ospita importanti manifestazioni teatrali.

Basilica minore "Santa Maria del castello"

Le origini del Santuario di Santa Maria del castello si perdono in tempi lontani, tra leggenda e storia. La tradizione narra nel 1090 il Conte Ruggiero, fratello di Roberto il Guiscardo, volendo tenere a freno i tentativi di ribellione degli abitanti castrovillaresi, già insorti nel 1073 con Guglielmo Arenga, decise di erigere un castello sulla sommità del colle dell'antica città. I muri costruiti di giorno crollavano misteriosamente nel corso della notte, per cui Ruggero decise di far scavare più in profondità tutto il terreno circostante.

Durante i lavori si rinvenne un pezzo di muro sul quale era affrescata l'immagine della Vergine con il Bambino, che reca ancora i segni del piccone che la scalfì. Si gridò al miracolo e Ruggero fu costretto ad accontentare il desiderio del popolo di costruire sul luogo una chiesa, nota appunto, come Madonna del Castello.

Questo racconto fu inciso su una lapide marmorea settecentesca posta in cornu epistolae dell'altare dove si trova la sacra immagine. La leggenda si ispira anche un affresco piuttosto danneggiato, con la Madonna e il Bambino in trono a cui in piedi è inginocchiato il Conte Ruggero conservato nella cripta, racchiuso tra due monofore protogotiche di influsso normanno. In realtà, la storia delle origini della Chiesa è ancora avvolta nel mistero e la fonte scritta che la ricorda per la prima volta è un contratto notarile dell'anno 1287. Al periodo normanno risale la cripta con il loggiato soprastante, sorretta da imponenti contrafforti costruiti con blocchi in pietra squadrata. Nel loggiato si apre l'ingresso principale, ornato da un arco di portale romanico, un tempo collocati sul lato opposto della Chiesa. I lavori di riattamento, conclusi nel 1769 per opera del parroco Vito Chiaromonte, portarono, infatti, all'inversione dell'orientamento dell'edificio. Sulla facciata dell'attuale entrata del santuario si apre un bel portale a sesto acuto, in pietra, di chiaro stile gotico, derivante dagli influssi dell'arte cistercense diffusasi in Val di Crati tra il XIII e il XIV secolo. Sopra di esso si conserva una preziosa formella marmorea del XIV secolo, che riproduce la Madonna col Bambino al centro e, in alto, il Padre Eterno, attribuita allo scultore senese Tino di Camaino.

Ai lavori di abbellimento della Chiesa, avvenuti nel XIV secolo, risalgono i frammenti di affreschi parietali raffiguranti il Cristo Redentore benedicente con la mano destra e con la sinistra poggiante su un libro recante l'iscrizione “Ego Sum Lux Mundi” e un Santo Apostolo, ben visibili sul muro che fiancheggia la piccola scala che conduce alla cantoria.

Il campanile, dalla possente base romanica, s’innalza sull'antica Torre del Castello, crollata probabilmente dopo il devastante terremoto del 1693, in seguito al quale la chiesa fu ridotta a croce latina e ricoperta dalla coltre in stile barocco, che oggi mostra, con la volta al posto del soffitto ligneo, con i grandi e imponenti pilastri, le cappelle e i pregevoli stucchi.

All'interno, nella navata centrale, sistemato nella vasta abside quadrata, è il bellissimo coro ligneo tardo rinascimentale, assegnabile alla bottega del moranese Giovan Pietro Cerchiaro e altri manufatti artistici di grande valore dei secoli XVII e XVIII.

Le navate laterali hanno termine in due grandi cappelle decorate da balaustre di botteghe napoletane del XVI secolo. Vi si trovano splendidi marmi policromi intarsiati e significative opere d'arte tra cui due tavole cinquecentesche Di Pietro Negroni, le tele del pittore mormannese Genesio Galtieri, attivo nella seconda metà del 700.

Di notevole importanza storico-artistica e religiosa è il veneratissimo affresco raffigurante la sacra immagine della Madonna del Castello con il Bambino risalente al XIII secolo.

Si dice che l’imperatore Carlo V, di ritorno dalla impresa di Tunisi contro i Turchi (1535), entrando nel Santuario, si sia raccolto in preghiera davanti alla Vergine. In seguito, da Napoli, nel diploma imperiale, con cui conferisce a Castrovillari il titolo di “Fedele Città,” stabilisce che ogni illustre cittadino, arrivato in città, debba fare solenne ingresso nel Santuario della Madonna del Castello. È venerata da tutto il popolo castrovillarese e anche dalle genti dell’intero territorio del Pollino che stringendosi attorno a Santa Maria del Castello tributandole onori e lodi senza fine, la festeggia ogni anno il 1º maggio.

Con decreto pontificio di Papa Francesco del 3 gennaio 2022, il Santuario è stato elevato alla dignità di Basilica minore Pontificia. La celebrazione eucaristica di conferimento di tale dignità si è svolta il 25/03/2022, solennità dell'Annunciazione del Signore, presieduta dal vescovo della Diocesi di Cassano all' Jonio, mons. Francesco Savino.

protoconvento francescano

Il convento francescano fu edificato nel 1220 dal beato Pietro da Sant'Andrea della Marca Anconetana, in diocesi di Fano, inviato in Calabria da San Francesco.

Dopo aver ottenuto il materiale di un diruto monastero, il beato Pietro iniziò a costruire il convento accanto ad un'antica chiesetta chiamata Santa Maria del Lauro.

Il beato Pietro fu martirizzato nel 1264 da un ebreo del posto, Parrasio, che, secondo la tradizione, gli ripose un tripode di infuocato sulla testa, dopo averlo fatto condurre in una casa poco distante dal convento nel quartiere ebraico della Giudeca. Il suo corpo fu sepolto nella chiesa del convento, di cui oggi nulla più resta.

Nel 1585 Filippo Gesualdi da Castrovillari, ministro generale dell'Ordine francescano, decise di rinnovare le fabbriche del complesso monastico, dando al convento la consueta forma di un corpo quadrato ruotante intorno al chiostro.

Nel 1671 ulteriori ampliamenti e rinnovamenti delle strutture furono apportate per opera di Marziale Pellegrini il giovane, altro castrovillarese divenuto pure in quell'anno ministro generale dell'Ordine.

Dalla platea del convento del 1704 si apprende che nella sagrestia vi era uno stipetto lavorato con rose, acquistato dal Padre Girolamo Musitano con i proventi delle elemosine, in cui si conservava, dentro una cassetta dorata, il cappuccio della tonaca del beato Pietro, mentre in un'altra cassetta in avorio vi era uno dei nodi del cordone del serafico San Francesco, portato nel convento di Castrovillari dal Padre Filippo Gesualdi.

Nel campanile vi erano tre campane, una piccola, una media una grande che era del 1312, con un orologio.

Nel 1731 fu ultimato il secondo chiostro del convento con il ricco lascito fatto dal barone Felice Pellegrini. Attaccato a questo chiostro, nel 1750, fu avviata la costruzione della nuova chiesa conventuale, rimasta poi incompleta a causa della soppressione del convento ordinata nel 1809 dai francesi. Allontanati i frati, il convento divenne ospedale militare prima e caserma poi, mentre nella vecchia chiesa trovò sede il teatro Sybaris augurato nel 1845 per merito Di Carlo Maria L’Occaso, patriota risorgimentale che nel 1883 fu chiuso e adattato a infermeria del distretto militare, istituito nel 1881.

Nel 1943, a causa del bombardamento aereo degli alleati, il convento su ingenti danni.

Oggi, divenuto proprietà comunale, è stato completamente ristrutturato e sede ricostruito il teatro “Sybaris”, del Museo Civico archeologico, la Pinacoteca comunale Andrea Alfano e della Saletta Paonessa.

Vi si custodisce anche il pregevole ciclo di affreschi distaccati dal Casale di San Mauro, in agro di familonga, luogo di culto paleocristiano risalente sesto settimo secolo, con quale fu in seguito costruita una chiesetta dedicata, forse, a San Giacomo, datato tra il XI il XII secolo.

Palazzo VARCASIA

Edificio eretto nel corso del XVI secolo unendo caseggiati di diverse epoche e consistenza, poi uniformati nella facciata realizzata agli inizi del ‘900. Una serie di balconi dalle ringhiere in ghisa dà luce al salone ed altre sale con soffitti dipinti sia da maestranze locali che dal proprietario, l'avvocato Antonio Varcasia che, tra l'altro, si dilettava nell'arte del ferro battuto realizzando pregevoli manufatti che ancora ornano alcuni ambienti del palazzo, oggi occupati dal Centro Aggregazione Sociale Anziani “VARCASIA”, istituito dal Comune.

palazzo turco (PRIVATO)

Il grande palazzo, voluto dalla ricca famiglia dei Turco, venne iniziato intorno al 1865 e inaugurato, anche se incompleto, nel carnevale del 1891. Il progetto originale dell'edificio prevedeva la creazione di un grande timpano triangolare alla sommità del primo piano, al di sopra del quale doveva essere costruito un secondo piano, più basso e forse destinato ai servizi alla servitù. Il piano terra era occupato dai locali che ospitavano un grande negozio di tessuti e telerie della famiglia, in seguito sostituito dalla banca “De Biase” e dal “Cinema Roma”, inaugurato nel 1952. Al centro della facciata si apre il grande portone in legno intagliato con ghiera in ferro battuto. Nel cortile, non vasto, si trova la scala balaustrata che conduce al pianerottolo del piano nobile, ripeto da un arcone, su cui si affacciano gli ingressi degli appartamenti Ceraolo e Turco. In casa Ceraolo sono presenti due soffitti decorati: uno nella stanza da letto e l'altro nel salotto. Nella parte del terrazzo, quella dei Turco, è notevole il grande salone da ballo, che doveva essere la sala di rappresentanza della famiglia, viste le splendide decorazioni. Sul soffitto un sistema decorativo alquanto complesso gira intorno al grande ovale centrale in cui, su un cielo azzurrino danzano le nove Muse che fanno corona ad Apollo. Il soffitto potrebbe essere stato eseguito da maestranze non del luogo, vista la sua complessità e la cura con cui sono state rese le figure, elementi che fanno di questo decoro forse uno degli esempi più interessanti tra quelli conservati a Castrovillari.

Palazzo Salituri alla Giudeca (PRIVATO)

Il palazzo dei Baroni Salituri, edificato nel tardo ‘500 su strutture medievali, appartenne prima ancora alla nobile la famiglia dei Musitano. Si trova ubicato nei pressi della Chiesa di Sant'Andrea nella Giudeca, antico rione popolato dagli ebrei sin dal XIII secolo. Nei sotterranei, con volte sorrette da archi in tufo di tipo romanico e gotico, si trova una piccola fonte sovrastata da un delicato affresco, assegnabile al XVI secolo, raffigurante una Madonna con bambino con al lato un frate francescano, forse il beato Pietro da Sant'Andrea, che, secondo la tradizione, sarebbe stato martirizzato proprio dagli ebrei nei sotterranei di questo palazzo nel 1264. Agli inizi del XVII secolo, passò alla famiglia che qui dimorò fino alla seconda metà del XIX secolo, quando si trasferirono nel nuovo edificio costruito in Via Roma. Varcato il bel portale litico, sul quale vi era lo stemma di famiglia del 1657, poi portato al palazzo di Via Roma, si accede al cortile sul quale si aprono una serie di finestre ad arco e una graziosa loggetta, oggi murata, impreziosita da due agili colonnine corinzie ed altri elementi decorativi in stucco di notevole raffinatezza e di gusto rinascimentale. Sul lato del palazzo che affaccia sulla valle del fiume Coscile, sostenuto da poste contrafforti, corre una grande balconata decorata da architetti con fiori in ferro battuto. All'interno sono pregevoli i decori dei soffitti datati tra l'ultimo decennio del XVI secolo e il primo del XVII. Diversi ambienti del palazzo sono infine decorati con la pittura a rullo ampiamente usata dagli inizi del ‘900 fino agli anni ‘50.  

palazzo salituri (PRIVATO)

Il palazzo dei Baroni Salituri occupa un intero isolato della centrale Via Roma, all'origine detta Via XX Settembre in memoria della breccia di Porta Pia e, prima ancora, Via degli Alberghi per le strutture nate intorno al 1836 quando fu costruita quella parte della strada delle Calabrie, che collegava Castrovillari a Cosenza. Il palazzo fu iniziato nel 1862 da Gerolamo, Domenico e Luigi che ne affidarono l'incarico ai muratori Giovanni e Luigi Graziadio da Cassano Ionio. A commissionarlo furono i figli del barone Francesco Salituri curatore di questo progetto insieme a quelli dei fabbricati delle Contrade Ferrocinto e Cammarata.

In origine il palazzo ebbe forma quadrata, articolata intorno al cortile; venne poi ingrandito nei decenni successivi con l'aggiunta di due ali che dettero alla facciata l'attuale lungo sviluppo orizzontale.

Nel cortile, dov'è visibile lo stemma del 1657, proveniente dall'antico palazzo di famiglia nella Giudeca, si apre una grandiosa scala con i gradini in pietra.

Il vastissimo salone da ballo ha conservato tutti i suoi elementi di arredo; è stato, nei tempi andati, scena di balli e di concerti di beneficenza e di raccolta fondi per la creazione del parco delle rimembranze e per il monumento ai caduti. Sul soffitto, alto circa 6 m, si possono ammirare motivi realizzati in monocromo grigio azzurro raffiguranti finti bassorilievi di tipo barocco.

palazzo gallo

Nel 1856 Ambrogio dei Marchesi Gallo iniziò a edificare questo grande palazzo terminato negli anni ottanta dello stesso secolo.

L'architettura si rifà ai modelli napoletani del Sanfelice (sec. XVIII) ancora in voga nelle province.

Le facciate sono aperte da grandi balconi con ringhiere a colonnine in ferro intervallati da lesene corinzie un grande portale in pietra immette nel vestibolo decorato a stucchi che conduce al cortile sul quale si apre un'elegante scalone aperto da grandi archi.

I saloni interni sono abbelliti da soffitti dipinti nel 1889 da Salvatore Cozzolino, decoratore del famoso caffè Gambrinus di Napoli, Giuseppe Miraglia il più noto dei decoratori locali il cavallo tra il XIX e il XX secolo e da Ulrico Schettini Montefiore (1986) che sulle pareti di una stanza raccontato in un vasto dipinto nel mito di Sibari.

Palazzo Salerni (privato)

Ehi elegante edificio costruito dallo scadere del diciannovesimo secolo e gli inizi del successivo. Facciata sobria scandita da balconi sormontati da timpano decorato con stucchi di tipo neoclassico. Il cortile, arioso, è caratterizzato da archi che danno luce alle scale, armoniose nel loro genere.

Gli interni sono abbelliti da soffitti con decori Liberty, il pvc del periodo di fine secolo diciannovesimo. Altri decori sono stati aggiunti negli anni 70 del 900 ad opera del maestro Riccardo Turrà.

Palazzo Gallo Vecchio (privato)

L'edificio venne fondato nel 1576 dal notaio Roberto Baratta per accogliere l'ordine dei benedettini e rimase monastero fino al 1809.

Nel 1810, alle vendite dei beni religiosi, venne acquistato da Gaetano Gallo che lo trasformò, in varie riprese, nella veste attuale. Del monastero si può sopravvive l'ampia scala della Chiesa dedicata a San Benedetto, oggi adibita ad altri usi.

Gaetano Gallo ebbe il titolo di Marchese da Ferdinando II di Borbone nel 1849 e grazie ai suoi studi sull'archeologia del territorio raccolse una notevole collezione di reperti greci e romani, in seguito in gran parte dispersi.

palazzo cappelli (privato)

La mole massiccia e quadrata di questo edificio fa da chiusura al corso settecentesco dividendolo dalla Civita, ossia la parte più antica della città.

Iniziato nel 1777 da Gerolamo Cappelli su concessione di Giovan Battista IV Spinelli, duca di Castrovillari, non venne mai completamente finito. Difatti la facciata oltre al portale lapideo e alla bellissima balconata in ferro battuto non mostra altri decori pur presenti sulle facciate laterali.

Il cortile, cui si accede dopo un profondo androne, è ornato da una serie di archi che danno luce alle scale e ai ballatoi decorati con stemmi dipinti della famiglia.

In esso ebbero alloggio, oltre ai feudatari della Città, anche Gioacchino Murat nel 1810 e alcuni principi della casa reale di Napoli. Dal 1850 fu sede del Giudicato Reggio borbonico e dal 1861 del Tribunale.

E’ stato dichiarato monumento Nazionale.

Palazzo calvosa

Sede del Municipio nel XIX secolo, ospita ancora uffici amministrativi.

Il fabbricato venne eretto verso la metà dell'800 dalla famiglia Calvosa che lo cedette al comune nel 1879.

La facciata sul corso uniforma i diversi caseggiati compongono l'edificio e ospita tre lapidi che ricordano rispettivamente i patrioti del 1799, i Volontari Garibaldini dal Colonnello Pace e, al centro, quella dedicata a Garibaldi in occasione della sua morte avvenuta nel 1886.

Sul lato che si affaccia sul giardino comunale è possibile osservare una piccola ma graziosa loggia appartenuta all'edificio originario.

Conservatorio di Santa Maria egiziaca o delle pentite

Il Conservatorio delle Pentite con l'annessa chiesa di Santa Maria Egiziaca, conosciuta comunemente come Sant'Antonio, si trova all'inizio della salita che conduce al santuario di Santa Maria del Castello, sulla sinistra.

Il complesso fu iniziato nel 1635 grazie al lascito testamentario del sacerdote Giuseppe Di Franco come ricovero per le prostitute.

Sulla facciata seicentesca, stravolta da lavori di ristrutturazione effettuati negli anni ‘60 del secolo scorso per adattare l'edificio auspicio per anziani, si apriva un arioso loggiato.

Vi erano cinque riquadri con affrescati episodi della vita di Santa Maria Maddalena e scene della passione di Cristo.

Oggi resta solo quello sul portale barocco della Chiesa raffigurante la Maddalena con ai lati Santa Maria Egiziaca e Santa Chiara.

Al di sotto si trova lo stemma in pietra che riproduce le armi di Monsignor Gennaro Fortunato, vescovo della diocesi di Cassano dal 1728 al 1751, che rinnovò completamente le fabbriche e gli arredi della Chiesa.

L'interno, semplice armonioso e decorato da stucchi e ornato da tre altari in marmi colorati, sui quali sono poste buone opere d'arte tra cui una Madonna col Bambino tra Santa Maria Maddalena e Santa Maria Egiziaca eseguita nel 1635 o 1637 da Giuseppe Marulli.

Il pavimento originale era in maioliche con un disegno di fogliami verdi e gialli; ne resta solo il pezzo con lo stemma del vescovo.

Sulla chiesa si trova una grande sala divisa da archi con il pavimento in mattoni disposti a spine di pesce che era l'antico dormitorio del Conservatorio.

chiesa san francesco

L'edificio della sede civica nasce nel rimaneggiamento del monastero delle clarisse, iniziato nel 1794 e consacrato nel 1804.

Soppresso dai francesi nel 1809 non venne, però, mai chiuso definitivamente fino al 1906 quando le poche monache rimaste furono allontanate.

I lavori di ristrutturazione su progetto dell'ingegnere Alfredo La Greca e disegno della facciata di Francesco Paonessa, furono portati a termine nel 1933.

Il chiostro delle monache, un tempo aperto sul giardino, mostra al centro una graziosa fontana, dietro al quale si apre la vasta sala delle riunioni consiliari.

Sul fianco sorge la chiesa di San Francesco di Paola, totalmente di tranne che nella facciata degli anni ‘70 del ‘900.

Gli studi della facciata sono del 1895 mentre il campanile venne realizzato in due riprese e completato dal loggiato delle campane nel 1934.

L'interno della Chiesa, a navata unica, conserva ancora un bell’altare in marmi policromi del 1772, la statua seicentesca del Santo Paolano, un quadro del XVI secolo della Madonna del Castello e un dipinto di Francesco Antonio Algaria della fine del XVIII secolo raffigurante Santa Chiara, antica titolare del luogo sacro.

chiesa santa maria di costantinopoli

Questa chiesa molto antica del 1560, che un tempo fa era anche Complesso ospedale dei Poveri, fu ripresa dopo il terremoto del 1693, presenta tre navatelle, conserva un affresco raffigurante la Madonna di Costantinopoli e le campane del XVIII sec. provenienti dall'antico Monastero delle Clarisse.

L’anno 2009, alla presenza di Mons. Ercole Lupinacci, del Vescovo di Cassano Vincenzo Bertolone e del sindaco Franco Blaiotta, in un quartiere della città, è stata posata la prima pietra della nuova Chiesa e contemporaneamente l’avvio dei lavori di realizzazione della casa canonica.

La pianta della nuova chiesa è di stile architettonico bizantino a triconco, ossia con tre absidi; la cupola si eleva su un tamburo ed è in rame. L’Illuminazione interna è assicurata da tre finestre per ciascun’abside e quattro per ogni lato della Chiesa. La facciata centrale è anticipata da un triportico.

Il campanile ad arco ha, al suo interno, tre campane poste su due registri: nel superiore la campana presenta un’incisione della Madre di Dio in Trono (l’affresco presente nella Chiesa Madonna di Costantinopoli) e la scritta Santa Maria di Costantinopoli in Castrovillari; nel livello inferiore, la campana sinistra ha raffigurato lo stemma dell’Eparchia e la scritta Ercole Lupinacci, Vescovo; quella di destra la raffigurazione della Calabria e la scritta “Calabria lavori di Aldo Montalto – Colucci S.”.

All’interno è installata l’iconostasi in legno composta da due ordini. Il primo ordine contiene le icone del Cristo Pantrokrator, della Madre di Dio, di San Giuseppe e di San Giovanni Battista; quello superiore le icone dei dodici apostoli, disposte in due file da sei e separate dall’icona della cena mistica. Gli ordini sono separati da una base in cui vi è l’iscrizione greca: Ἅγιος ὁ Θεός, Ἅγιος ἰσχυρός, Ἅγιος ἀθάνατος, ἐλέησον ἡμᾶς”.

Sulla sommità è collocata l’icona del Cristo crocefisso con ai lati la madre di Dio e S. Giovanni evangelista.
Le porte diaconali contengono le icone dei santi diaconi Lorenzo e Stefano; mentre le porte regie l’Annunciazione.

Pregevoli intagli ornano l’iconostasi: i rami e tralci della vite ai due estremi; due pavoni sopra le porte regie, oltre a figure floreali e frutti. Inoltre sotto l’icona di San Giuseppe e San Giovanni Battista è raffigurata l’aquila bicipite, mentre sotto le icone della Madre di Dio e del Cristo, la croce a forma greca.

Le icone sono state scritte dall’iconografo albanese Josif Droboniku.

Nell’abside è collocato l’altare di forma quadrata, sorretto da cinque colonne – rappresentanti Cristo ed i quattro evangelisti – poste sopra una base marmorea.

A destra, nel nartece, è presente il trono vescovile; sulla sinistra è ubicato l’ambone al quale si accede per il tramite di alcuni gradini; significativa è l’aquila bicipite in legno che funge da leggio. Inoltre in basso si legge l’iscrizione “Ky është Biri im i zgjedhuri Atë dëgjoni”.

chiesa santa maria delle grazie

Le notizie più antiche che riguardano questa chiesa risalgono al XVI secolo quando viene ricordata come chiesa rurale alle dipendenze della parrocchia di Santa Maria del castello. Tale situazione perdurò fino alla seconda metà del ‘700 quando si cominciò a urbanizzare questa parte della città, resa poi maestosa dalla costruzione del grande Corso Garibaldi, progettato nella sua parte iniziale dai genieri francesi.

Nel ‘700, appunto, la cappella venne ingrandita e costruita l'alta facciata con l'orologio elaborato dal maestro orologiaio Francesco Cantisani.

All'orologio davano i rintocchi le campane sorrette da un architetto in ferro battuto con banderuola, la più antica delle quali è del sedicesimo secolo.

Il portalino rinascimentale, decorato da timpano spezzato retto da colonne ioniche, è sovrastato da uno scudo marmoreo con la Madonna del castello.

L'interno a unica navata conserva il quadro dell'altare maggiore raffigurante la Madonna delle Grazie dipinto da Domenico Antonio Colimodio nel 1751.

chiesa della ss. trinita'

La costruzione della chiesa della SS. Trinità, posta di fronte al castello aragonese, ebbe inizio intorno al 1750 come chiesa del convento di San Francesco d'Assisi; nota anche come la chiesa nuova, è caratterizzata dalla facciata in mattoni di colore rosso.

La costruzione fu iniziata grazie ai fondi lasciati nel 1702 dal barone Felice Pellegrini, fratello di Marziale, ministro generale dell'ordine Francescano.

Il progetto, tuttavia, richiese tempi lunghi anche perché il lascito fu fortemente osteggiato dalla famiglia Pellegrini che si riteneva ridotta in povertà.

Quando nel 1809 fu soppresso il convento francescano erano state costruite la tribuna con i due corpi laterali della sagrestia e del cappellone del Sacro Cuore.

Nel 1816 assorbita dal clero secolare, che decise di completarla per farne la nuova chiesa parrocchiale dell'abitato che, estesosi lungo l'attuale Corso Garibaldi, era fin troppo lontana dalle antiche Chiesa di Santa Maria del Castello, San Pietro la cattolica e San Giuliano.

La stessa chiesa di San Pietro fu demolita per riutilizzare il materiale nella nuova costruzione, che comunque, per tutta la prima metà dell’800, proseguì lentamente per mancanza di fondi.

L’unione dei tre cleri castrovillaresi nel 1847 permise di accelerarne i lavori e la chiesa fu ufficialmente inaugurata la domenica delle Palme nel 1852.

Restarono incomplete e ancora oggi lo sono, la cupola che conserva la struttura provvisoria in legno e la facciata che doveva essere intonacata e dotata di elementi architettonici di abbellimento.

Al suo interno, nel complesso spoglio, si trovano arredi sacri in gran parte provenienti da chiede e monasteri soppressi, come l’Altare di Sant’Anna e il ciborio incrostato di madreperla dell’altare maggiore provenienti dal convento dei Cappuccini.

Gli stucchi furono eseguiti da Vincenzo Forte di Calvanico nel 1860.

La cantoria, realizzata sul finire del secolo scorso, è costituita da una notevole struttura in ferro sostenuta da colonne in ghisa.

Nella tribuna sono custodite numerose opere, tra cui la SS. Trinità di Raffaele Aloisio, pittore originario di Aiello Calabro, commissionata da esponenti della facoltosa borghesia locale.

Nel transetto a sinistra si trovano le spogli e del colonnello garibaldino Giuseppe Pace.

Nella sagrestia, infine, si trova l’archivio del clero, oltre ad alcuni parati in stoffe preziose ottocentesche, ricamate d’oro.

castello ARAGONESE

Il Castello, costruito nel 1490 sui ruderi di un più antico maniero, per volere di Ferdinando I d’Aragona, si presenta a pianta quadrilatera con torrioni angolari cilindrici.

Sopra il portale una lapide marmorea reca lo stemma degli Aragonesi con due angeli scolpiti ad altorilievo e una iscrizione relativa alla fondazione del castello stesso.

E’ stato adibito adibito a carcere.

caserma carabinieri

Il complesso venne iniziato dall'ordine dei Paolotti dopo il 1620 e portato al termine nel 1666.

L'edificio originario era composto dal convento, organizzato intorno a un chiostro quadrato retto da pilastri i cui archi superiori erano ornati da una finta balaustra in stucco e, sul lato destro, la chiesa a navata unica con cappelle laterali.

Nel 1809, con l'occupazione francese del Regno di Napoli, tutti i monasteri vennero soppressi e questo dei Paolotti destinato a caserme delle guardie civiche.

Nel 1820 tutta l'ala della Chiesa venne ristrutturata per far posto al palazzo della Sottointendenza Borbonica, poi Sottoprefettura del Regno d'Italia, soppressa nel 1926.

Al piano superiore ha trovato posto lo storico Circolo Cittadino fondato nell'800 mentre al piano terra sono state riportate alla luce delle strutture superstiti della Chiesa, oggi in uso dai Carabinieri che sono di stanza a Castrovillari sin dall'unità d'Italia.

L'edificio è caratterizzato da un'alta ed elegante facciata sulla quale si apre un grandioso portale realizzato con la pietra della locale cava del Cerasullo.

cappella santa maria della valle (s. rocco)
Nella cappella di San Rocco, o di Santa Maria della Valle, c'è l'affresco del '600 d’ignoto pittore locale; si tratta di una piccola tela della Madonna col Bambino a mezzobusto. Inoltre, olio su tela del sec. XVII su cui è effigiata Santa Margherita; l’autore è ignoto.
Altra opera dipinta ad olio su tela ritrae la Madonna col Bambino tra i santi Gregorio e Rocco; la sua forma è rettangolare perché adattata agli stucchi dell’altare; Il dipinto ascrivibile al sec. XVIII, anche se non firmato, è da attribuire a Genesio Gualtieri da Mormanno che, nel 1777, dipinse anche due tele in Santa Maria del Castello, con le quali mostra evidenti analogie e somiglianze.

cappella di san vito
La chiesetta è ubicata nel centro storico di Castrovillari, rione San Vito.
Casalnovo afferma che la chiesa aveva dimensioni molto maggiori di quelle attuali e che fu demolita dai Benedettini quando questi dovevano costruire il loro Monastero, se erano impegnati a rifarla, a loro spese, nel sito in cui ora si trova. Tutto ciò sarebbe desumibile da un atto notarile scritto in Castrovillari nel 1610. In realtà la chiesa fu costruita nelle sue proporzioni attuali dal parroco e dal Clero di San giuliano come sarebbe desumibile dalla platea di San Giuliano del 1616.

basilica minore di san giuliano
La Basilica Minore di S. Giuliano è un dono di Papa Benedetto XVI alla città di Castrovillari della Diocesi di Cassano all’Jonio.
La chiesa di S. Giuliano è sicuramente la più antica di Castrovillari; ha accompagnato per secoli le generazioni che si sono succedute attraverso alterne vicende storiche non sempre felici. Oggi continua il suo pellegrinaggio, rimanendo stabile punto di riferimento per la comunità, in particolare ora che è stata insignita del titolo di BASILICA MINORE.
Il tempio risulta essere un rifacimento barocco di una più piccola chiesa costruita dai Normanni tra l'XI e il XII secolo.Il possente campanile, che fungeva anche da torre di guardia, risale al XIII secolo. Sulla facciata austera si mostra il bel portale dalle eleganti colonnine binate, in pietra, datato 1568.
L'interno è diviso in tre navate ricoperte a volta; in quella centrale, ricostruita dopo l'incendio del 1789, in sostituzione del soffitto ligneo a cassettoni del 1640, campeggia l'affresco dell'incoronazione della Vergine d’ignoto autore del 1801.
Nella navata sinistra incontriamo per prima la Cappella Dolcetti, ornata dal fastoso altare dei Gesuiti, in noce intagliato e scolpito, col baldacchino sorretto da colonne tortili sovrastante una preziosa statua del Crocifisso, dovuta ad un manierista napoletano del tardo '500. Di seguito è la Cappella del Carmine con altare in finto marmo del 1827.
Nel pavimento sono incastrate le lapidi tombali delle famiglie Cappelli e Caterini. In fondo alla navata è posta la statua di S. Giuliano, scolpita nella quercia da Giovan Pietro Cerchiaro nel 1684.
La bottega dei Cerchiaro, della vicina Morano Calabro, produsse anche la sedia presbiteriale e il coro, firmato questo da un Eugenio Cerchiaro nel 1715.
Degni di nota sono ancora l'altare di S. Pietro e una serie di quadri di autori locali del XVII - XVIII secolo.
Nella cappella del Santissimo Sacramento sono collocati gli affreschi cinquecenteschi staccati dai ruderi della cappella rurale della Madonna del Tufo. Nella sacrestia decorata da stucchi barocchi è allestito il Museo d'arte sacra, che raccoglie una serie di preziosi dipinti, sculture e pezzi d'argenteria che vanno dal XVI al XIX secolo.
Nella prima sala troneggiano il grande fonte battesimale, già ciborio d'altare, i cui pannelli con figure di Angeli e Santi sono da assegnare ad un pittore fortemente influenzato da Pietro Negroni, forse Orfeo Barbalimpida, attivo nell'ultimo scorcio del '500, e la statua della Madonna detta "La Cerintola", una rara scultura lignea del XIV secolo.
Nella bacheca sono, invece, esposti parati sacri ricamati in oro e in seta dei secoli XVIII e XIX.
Nella seconda sala è raccolto l'ingente "tesoro" della chiesa costituito da argenti dei secoli XVII - XIX, in parte di fattura locale, come le due grandi croci da processione firmate da Bernardino Conte nel 1633 e da Giuseppe Conte nel 1677.
Alle pareti quadri di Giovan Tommaso Conte, Ippolito Borghese, Angelo e Genesio Galtieri.
Interessanti sono: il dipinto della Vergine "Glikophilousa", replica del XVI secolo di una più antica immagine bizantina e quello raffigurante una ricercata Pietà di ascendenza veneta, dipinta sul finire del XVI secolo.

ponte della catena

Il Ponte della Catena, che chiudeva a Nord la cinta muraria della Castrovillari antica, dà l’accesso alla Via Giudeca piegando a destra.

Nel tratto iniziale è a terrazza sulla suggestiva vallata del fiume Coscile.

La strada è stata abitata fino al 1540 dai castrovillaresi di religione ebraica, i quali in seguito all’editto di quell’anno, emanato da Carlo V furono espulsi dal regno meridionale.

Chiesa S. Maria della Pietà

La chiesa di Santa Maria della Pietà conserva un bel dipinto raffigurante l’Incoronazione della Vergine, attribuito a Giovanni Tommaso Conte nativo di Castrovillari ed attivo nella stessa cittadina nel 500; attualmente l’opera si trova nella chiesa di San Giuliano.

laghetto di pesca sportiva

A meno di tre minuti è possibile fare pesca sportiva in laghetto artificiale pubblico.

Museo Civico Archeologico

E' stato fondato nel 1957 dall’Amministrazione Comunale e conserva oggetti, resti e manufatti raccolti nel corso delle campagne di scavi archeologici effettuati nel territorio di Castrovillari.

Vi sono custoditi reperti paleontologici e archeologici dal Paleolitico superiore al Medioevo.

Tra i pezzi più importanti sono da annoverare i ritrovamenti provenienti dalla Grotta del Romito di Papasidero (resti umani e di bos primigenius), una rara fibula in bronzo di età barbarica dove è raffigurato un cavallo, frammenti di una decorazione in stucco provenienti dalla basilica di Santa Maria del Castello.

Accanto al settore archeologico, si conserva una ricca collezione dell’artista Andrea Alfano (Castrovillari 1879 - Roma 1967) composta da oltre 150 opere tra disegni, pitture, sculture e documenti.

Biblioteca civica e Archivio di Stato

La Biblioteca Civica accresce sempre maggiormente il suo interesse e la consistenza dei suoi fondi, recentemente ha accolto la donazione fatta dal compianto padre Francesco Russo della sua ricchissima biblioteca. L’Archivio di Stato, sezione decentrata di Cosenza, raccoglie oltre ad importanti pergamene, alcune delle quali del XV secolo, una preziosa raccolta di fondi dei notai che hanno rogato nel suo vasto comprensorio. 

Chiesa S. Lucia

La chiesa di Santa Lucia custodisce una statua della titolare in legno scolpito e dipinto del 700-800, la quale fa parte dei pomposi arredi acquistati per la chiesa rinnovata da don Gaetano Saraceni (nato nel 1769) tra la fine del 700 e gli inizi dell800. Il cancelletto dell’altare maggiore in bronzo è opera del sec. XIX.

fontana di san giuseppe DELLA PORTA DELLA CATENA

Vicinissima al castello è collocata questa fontana monumentale con cinque canali, con cinque mascheroni, ed è nominata: “fontana di San Giuseppe della Porta della Catena.
E' ubicata immediatamente prima del Ponte della Catena, in sequenza con lo stesso.

antica fontana ex mattatoio di via s. aniceto

Sulla famosa Fontana di San Giuliano o dei Cavalieri Templari a Castrovillari, sono presenti i volti litici che per molti studiosi rappresentano tre cavalieri templari; i tre mascheroni in pietra non sono affatto figure antropomorfe apotropaiche tipiche delle rappresentazioni delle fontane, ma sono tre ritratti uno diverso dall’altro di uomini.

La fontana sembra provenga dalla Commenda dei Cavalieri di Malta che ereditarono tutti i possedimenti templari.

Il volto centrale reca impresso sulla fronte un misterioso simbolo esoterico, del tutto simile al caduceo di Ermes Trismegisto che, analizzato da esperti con adeguate apparecchiature, sembra avere una patina di oltre cinquecento anni, dunque non è assolutamente un falso recente.

antico lavatoio comunale S. Giovanni Vecchio

Un tempo i lavatoi pubblici erano diffusi e questo ne rappresenta un esempio nel tempo.

Sono testimonianze di vita di una società di cui, ormai, non esiste neppure il ricordo della fatica delle ginocchia, della forza che bisognava mettere nelle mani e nelle braccia di donne che vi si recavano per fare il bucato, rigorosamente ed esclusivamente a mano, perché non c’erano altri mezzi; e l’acqua, d’inverno, sicuramente non era calda o tiepida, né esistevano guanti per la protezione delle mani.

I panni, una volta lavati, venivano riposti nelle ceste e trasportati, a piedi o tramite animali da trasporto, verso casa.

Frammenti di esistenza di un tempo ormai passato, ma del quale è necessario di esserne orgogliosi proprio perché figli di quella società, di quella sofferenza e di quella dignità che non aveva nulla da imparare dai modelli delle generazioni successive.

fontana di san giuseppe DELLA PORTA DELLA CATENA

La fontana trovasi nei pressi del Castello Aragonese.

Il Ponte della Catena, che chiudeva a Nord la cinta muraria della Castrovillari antica, dà l’accesso alla Via Giudeca piegando a destra.

Nel tratto iniziale è a terrazza sulla suggestiva vallata del fiume Coscile.

La strada è stata abitata fino al 1540 dai castrovillaresi di religione ebraica, i quali in seguito all’editto di quell’anno, emanato da Carlo V furono espulsi dal regno meridionale.

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