Il territorio di Castrovillari

Il territorio di Castrovillari risulta frequentato dall’uomo sin da tempi assai remoti.
Risalgono al Paleolitico antico i resti di un deposito rinvenuto in località Celimarro e al Paleolitico superiore manufatti litici rinvenuti sul colle di S. Maria del Castello.
Meglio documentata è la fase neolitica (VI-III sec. a.C.) cui risalgono insediamenti stabili dell’uomo nella vallata di Castrovillari. Il rinvenimento di una serie di statuette fittili del IV sec. a.C. e di ceramica acroma e a vernice nera, nel sito di S. Maria del Castello, ha aperto la strada all’ipotesi dell’esistenza di una struttura insediativa sul colle, una necropoli o strutture dedicate alla vita associata. Castrovillari dovette essere un centro di rilevante importanza soprattutto in età romana, nella seconda metà del II sec. a.C., in quanto era attraversato dalla via Annia Popilia, la più importante arteria viaria che collegava Reggio a Capua con scopi prevalentemente militari.
Nel territorio di Castrovillari si registra un’alta densità di “ville rustiche” di età imperiale.
Nella parte più antica dell’abitato di Castrovillari, detta “Civita”, sul versante meridionale del colle di S. Maria del Castello, sorgono chiese di quasi certa origine bizantina, S. Giacomo Apostolo e S. Pietro La Cattolica.
In età longobarda il territorio ricadeva tra i gastaldati di Laino Nord e Cassano Est e fu probabilmente tra l’VIII e il IX secolo che il primitivo insediamento sul colle di S. Maria del Castello si dotò di strutture difensive contro le minacce degli invasori. Le medesime necessità difensive determinarono l’inurbamento delle popolazioni rurali e il conseguente accrescimento del nucleo abitato. Nel 1064 circa, Castrovillari fu infeudata dai Normanni con Roberto il Guiscardo che ne concesse le terre a Guglielmo de Grantmesnil, di cui sposò una figlia.
I Normanni provvidero a far alzare le mura di cinta, dotate di otto porte d’accesso e torri, e a edificare un primo baluardo difensivo. Nella prima età normanna l’abitato si concentrava essenzialmente in due nuclei principali: il borgo più antico fortificato, sul versante meridionale del colle di S. Maria del Castello, e la “villa” fuori le mura. Quest’assetto urbanistico rispecchia inoltre la toponomastica di XI secolo, quando il borgo veniva indicato con i termini “Castri Villa” o “Castreville”, che si riferisce a un nucleo fortificato sull’altura di S. Maria del Castello e alla “villa” fuori le mura in espansione nei pressi della chiesa di S. Giuliano. A quest’epoca risale la fondazione della chiesa di S. Maria del Castello, cui si fa riferimento in un diploma del 1090. La devozione alla Madonna risale ai lavori di costruzione del castello per volere del Conte Ruggero, nel corso dei quali emerse miracolosamente dalla roccia un’immagine della Vergine col Bambino. Così al posto del castello si procedette all’edificazione di un santuario, che ha subito rimaneggiamenti nel corso dei secoli.
In età sveva, nella prima metà del XIII secolo, il centro abitato di Castrovillari fu oggetto di notevoli ricostruzioni e consolidamento del sistema difensivo in seguito alla parziale distruzione del borgo ad opera delle truppe di Ottone IV di Sassonia. Dal 1214 a Castrovillari s’insediarono gli Svevi che contribuirono alla fioritura e all’espansione dell’abitato oltre il colle di S. Maria del Castello. In due diplomi redatti in lingua greca, del 1218 e 1245, Castrovillari è detta “Città nuova degli Svevi”.
Nel XV secolo Castrovillari risulta di proprietà demaniale fino al 1462 quando viene concessa dal re Ferrante I d’Aragona al comandante Maso Barrese, che aveva soffocato la rivolta dei baroni.
Nel 1464 la città riuscì a liberarsi dal feroce Barrese e a ritornare demaniale fino al 1494 quando appartiene a Goffredo Borgia, principe di Squillace.
Sotto la dominazione aragonese, per volere di Ferdinando I, fu edificato il castello probabilmente sui resti di un primo impianto difensivo di epoca normanna.
Nel 1495 il feudo di Castrovillari fu concesso dal re Carlo VIII a Bernardino Sanseverino, principe di Bisignano, ma tale passaggio non sarà confermato da Ferdinando il Cattolico. Quest’ultimo nel 1507 concederà il feudo alla vedova di Ferrante, Giovanna d’Aragona, insieme a Catanzaro e Taverna.
Il 1519 Castrovillari fu acquistata da Giovan Battista Spinelli, principe di Bisignano. La famiglia Spinelli terrà il feudo fino al 1560 quando sarà costretta a venderlo per problemi finanziari.
Nel 1579 il principe di Bisignano Nicolò Bernardino Sanseverino l’acquistò, ma nel 1620 è costretto a cederlo nuovamente agli Spinelli ai quali rimarrà fino all’eversione della feudalità nel XIX secolo.
Nel 1799 il Generale Championnet pose Castrovillari a capo di un cantone del dipartimento del Crati.
Nel 1806 l’amministrazione napoleonica fece di Castrovillari uno dei quattro distretti di Calabria Citra nell’ambito del quale cadevano i territori di Oriolo, S. Lorenzo Bellizzi, Cassano, Morano, Lungro, Verbicaro, Scalea e Mormanno.


Nel territorio si possono praticare innumerevoli sport, tra cui trekking, canoa, rafting, equitazione, gite, escursioni a cavallo o in mountain bike, birdwatching, orientering, nuoto, padel, tennis, calcio, calcetto, golf, volo turistico, windsurf, parapendio, basket, pallacanestro, pallavolo, arrampicata, e tante altre ancora.

Il territorio produce anche ottimo olio d’oliva ed altri squisiti sapori producibili solo in Calabria.

Il nostro territorio:
cosa vedere nei dintorni

Parco nazionale del pollino

Immensa estensione pari a 192.565 ettari, di cui 88.650 nel versante lucano e 103.915 in quello calabrese, distribuita su una realtà antropica importante, ben 56 comuni a cavallo tra il sud della Basilicata (24) e il nord della Calabria (32), è il parco nazionale più grande d'Italia; prende il nome dall'omonimo massiccio montuoso e vanta una varietà naturalistica unica.

Il simbolo è il pino loricato, scelto come emblema in quanto si trova soltanto nel parco del pollino, dopo essersi adattato nel tempo e diventando una specie a sè.

Il versante lucano del Parco è suddiviso in quattro vallate principali: la Valle del Mercure, la Valle del Frido, la Valle del Sarmento e la Valle del Sinni. Appartengono al territorio calabrese la Valle del Raganello e la Valle del Coscile.

Il Parco offre una moltitudine di paesaggi incantevoli, con grandi aree incontaminate e differenti a seconda dell’altitudine. Per descriverlo nel dettaglio non basterebbero fiumi di righe: c’è solo da godere su tutto quanto offre e quindi su quanto si potrà fare, vedere e studiare all’interno del parco.

Il 17 novembre 2015, i 195 Stati membri dell'UNESCO, nell’ambito della 38ª sessione plenaria della conferenza generale dell'UNESCO, hanno riconosciuto la Rete dei Geoparchi Mondiale quale Progetto prioritario dell’UNESCO. Tutti i 120 membri della Rete Globale dei Geoparchi hanno quindi ottenuto il riconoscimento di "Unesco Global Geopark". Tra questi è presente il Pollino Geopark e da ciò ne consegue che tutto il territorio del parco nazionale del Pollino è entrato a far parte del Patrimonio dell’UNESCO.

Il Parco Nazionale del Pollino è uno scrigno che custodisce dei veri e propri tesori della biodiversità e offre, tra l’altro, spettacolari fioriture di Orchidee che si osservano soprattutto in primavera, insieme a quelle di viole, genziane, campanule e, in estate, il raro giglio rosso, oltre a molte specie di piante officinali ed aromatiche, tra le quali la fanno da padrona le Labiatae, con molteplici specie di menta ed inoltre tutte le varietà di timo, santoreggia, lavanda, issopo, le cui fioriture avvengono al culmine dell'estate. Non da meno sono da considerare le varie famiglie di frutti di bosco e di specie arboree selvatiche che producono frutti e bacche come le mele selvatiche, i vari Prunus, le fragoline di bosco e i lamponi di cui sono disseminati i sentieri e le frequenti radure, laddove le condizioni climatiche e di soleggiamento ne consentono la fruttificazione.

Il nostro B&B offre gratuitamente ai propri ospiti tutte le informazioni, indicazioni e illustrazioni sulle varie opportunità di svago, visite, escursioni, trekking, rafting, torrentismo, river tubing, sci di fondo, speleologia mountain bike, sport in generale, approfondimenti culturali, tipiche specialità enogastronomiche, ecc., che possono essere praticate all'interno del Parco Nazionale del Pollino, per vivere esperienze uniche e meravigliose.

Pino Loricato (Pinus leucodermis)

Il Pino Loricato rappresenta il vero gioiello del Parco. Si tratta di “fossile vivente” da un punto di vista evolutivo.

E' una specie rarissima, che si adatta agli habitat più ostili, dove altre specie molto rustiche (il faggio in primis) non sono in grado di sopravvivere.

Il nucleo presente in Italia unicamente nel Parco Nazionale del Pollino viene considerato il relitto di una estensione in epoche remote più ampia, che doveva abbracciare le coste Italiche e Balcaniche dell’Adriatico. È una specie dalle grandi capacità di adattamento: vive dagli 800 fino ad oltre i 2200 m s.l.m. Infatti è l’unico albero che riesce a vivere sull’Appennino al di sopra della faggeta. Per le difficili condizioni climatiche che subisce assume forme che evocano straordinarie sensazioni nella mente di chi lo contempla. Il nome “loricato” lo si deve alla corteccia che negli esemplari ultra centenari (qualche soggetto supera i 950 anni di età) ricorda la corazza dei guerrieri romani (la lorica) o la pelle di giganteschi rettili. Il nome scientifico, (leuco=bianco, dermis=pelle), lo si deve al colore grigio-argenteo della corteccia dei rami giovani.

È localizzato sui costoni rocciosi in direzione est-ovest di Monte Manfriana, Serra Dolcedorme, S. delle Ciavole e S. di Crispo, Monte Pollino, S. del Prete, Timpa della Capanna, Timpa di Viggianello, a sud La Montea, Palanuda, Cozzo del Pellegrino, a nord M. Zaccana e la Spina, Alpe di Latronico. PINO NERO (Pinus nigra)

Localizzato spontaneamente su Timpone Dolcetti, sotto la Serra Dolcedorme e sui monti di Orsomarso, oltre che in numerosi rimboschimenti, raggiunge qui il suo limite meridionale.

I Longobardi del sud: le mura di Sassone e la Grotta di Donna Marsilia

Meritevole di evidenza è un'altura posta sulla destra idrografica del fiume Coscile: il sito di Sassone. Questa importante area archeologica possiede una serie di caratteristiche notevoli, e diverse sono ancora le ipotesi che interessano gli studiosi sulle sue origini e sul suo ruolo rispetto al resto della valle.

Con partenza da Castrovillari, dirigendosi verso San Basile o Morano Calabro, si imbocca la strada provinciale che collega i due comuni giungendo a metà percorso (3 km ca.) sulla destra per chi proviene da San Basile, sulla sinistra per chi proviene da Morano Calabro. Inoltrandosi verso l'altura, subito compaiono agli occhi una delle due porte di ingresso e delle possenti mura dell’antica cittadella: elementi che stimolano la fantasia e che lasciano immaginare un centro fortificato medievale che garantiva sicurezza e protezione a chi ne avesse avuto bisogno. E l'immaginazione forse non tanto si sbaglia, avendo alcuni studi constatato (studi svolti dall'Università della Calabria nel 1996 diretti dal Prof. G. Roma e da precedenti ricognizioni del Gruppo Archeologico del Pollino 1985) che le mura sono di origine longobarda, utilizzate a protezione della collina e di quello che prima si trovata al suo interno. Si possono notare infatti i resti di alcune costruzioni che sono state identificate come due modesti edifici di culto, di origine bizantina con la presenza di una necropoli al di sotto di uno di questi. Gli scavi realizzati hanno permesso di riportare alla luce diversi reperti. E una delle ipotesi attestata dalla grande sproporzione tra cinta muraria ed edifici ritrovati, fa pensare che probabilmente le altre strutture fossero costruite in legno e dunque andate incontro a degrado naturale.

Una volta all' interno della cinta, seguendo la pendenza del terreno, dirigendosi a valle, si nota una sporgenza rocciosa, alla cui base si apre la “Grotta di Donna Marsilia”, nella quale durante operazioni di scavo negli anni '60, sono stati ritrovati reperti appartenenti all'eneolitico (3.000 - 2.000 a.C.), attestando così l'antica frequentazione del sito. Non solo, emozionante è stato ritrovare ancora in piedi per quanto malmessa una chiesetta, indicata come la Chiesa di S. Leonardo, ormai diroccata, all'interno della quale però si conserva ancora, seppur in condizioni non ottimali, un affresco cinquecentesco che raffigura una sacra famiglia tra S. Domenico e S. Leonardo. Guardandosi intorno si nota molto bene come, la posizione sia predisposta ad avere un importante ruolo di collegamento e comunicazione tra il centro abitato di Castrovillari posto più a valle, e quello di Morano Calabro posto invece più a monte, tra i quali il sito di Sassone si posiziona chiaramente in maniera strategica.

Pensare che in quei posti, secoli addietro, hanno vissuto anche se una pur minima della loro parte di vita, probabilmente uomini preistorici, ma sicuramente Bizantini, Longobardi e più avanti i primi "Castrovillaresi" e che adesso solo la "storia dei luoghi" può testimoniare.

Nel tempo che scorre, e nel progredire delle nostre città, spesso ci dimentichiamo che c'è un passato che si allontana sempre più e di cui purtroppo non ci interessiamo; a noi rimane la scelta di non dimenticare e riscoprirli.

In zona periferica della città di Castrovillari, ma all'interno dello stesso territorio comunale, più precisamente in Contrada Celimarro, sono state altresì rinvenute due tombe di epoca longobarda; il sito è di importante valore storico e archeologico.

Alberi serpente

Si tratta di un popolamento di faggio di circa mezzo ettaro che vegeta nella dolina di Piano di Acquafredda. Depressione carsica tra Serra Dolcedorme e il versante Sud-Est di Serra delle Ciavole. La spiegazione del fenomeno degli alberi serpente (fusti contorti di faggio) è da ricercare nel particolare topoclima delle doline, determinato da diversi fattori. Queste conche carsiche sono soggette ad un rapido raffreddamento in ragione della maggiore superficie esposta a contatto con l’aria e della maggiore umidità sul fondo della stessa. Il fenomeno dell’inversione termica per cui l’aria fredda, più pesante, tende a rimanere negli strati più prossimi al terreno genera condizioni di microtermia e un forte gradiente termico nella dolina. Per ciò, all’interno di essa frequenti sono le gelate autunnali e primaverili. Quest’ultime, esiziali al faggio, perché specie a precoce “risveglio” primaverile, colpiscono prevalentemente le gemme apicali, più esposte. Questo continuo “disturbo”, ripetuto nel tempo, che porta alla morte delle gemme, ha ostacolato il normale sviluppo dei faggi che assumono oggi l’aspetto di “alberi serpente”.

Funghi e castagne nel pollino

I boschi del Pollino sono ricchi di funghi come i pregiati ovuli e vari tipi di porcini, ma anche lactarius, gallinacci, russole, leocopaxillus giganteus, clitocibe nebularis, e tantissime altre pregiate varietà commestibili che arricchiscono il sottobosco di faggio, castagno e di cerro.

Ottobre e novembre sono anche i mesi in cui i castagneti del Pollino regalano il frutto più gustoso della stagione: la castagna. Il castagneto nell’area del Pollino sin dall’antichità rappresentava una voce importante dell’economia contadina. Oggi raccogliere le castagne nel Parco del Pollino, significa rilassarsi con una piacevole passeggiata per scoprire la magia del bosco in autunno.

Erbe spontanee e piante officinali nel parco del pollino

Lavanda, malva, menta, origano, salvia, assenzio, camomilla, , Alloro, il Cisto femmina, il Corbezzolo, l’Erica, la Fillirea, il Lentisco, il Mirto, e il Rosmarino, sono solo alcune delle essenze che popolano le pendici del Monte Pollino e colorano i suoi fianchi di tinte delicate, profumando l’ambiente circostante in maniera intensa e piacevole.

Oltre alle loro proprietà medicali, queste piante si distinguono per il loro utilizzo in cucina, per la preparazione di numerose ricette.

Il sottobosco inoltre è pieno di frutti spontanei che vengono usati per la preparazione di marmellate, liquori, dolci e si ritrovano anche in alcune piatti della cucina mediterranea. Tra i frutti troviamo le fragoline, i lamponi, le more di rovo e le bacche di ginepro. A primavera i fiori offrono uno spettacolo indescrivibile.

Tra i principali fiori del Parco del Pollino figurano la rosa canina, la Genziana, il Narcisio, la Peonia, le splendide Campanule del Pollino, la Viola, l’Orchidea sambucina, e altri tipi di Orchidee, la Polmonaria, la Sassifraga e, tra le specie più rare, la Pusatilla alpina e il Gallio.

Paesi albanofoni nel Parco Nazionale del Pollino

L'emigrazione albanese verso l'Italia è avvenuta in lungo e ampio un arco di tempo e sviluppatasi in varie fasi, dovuta alle diverse vicende storiche, di carattere militare ma anche politico-diplomatiche, economiche e culturali che interessarono la penisola Balcanica, prima e dopo la lunga occupazione turco-ottomana del sec. XV

Oggi gli arbëreshë rappresentano uno dei gruppi etnici più numerosi del Paese, e soprattutto al sud-Italia dove vi è il numero più consistente e proprio lì che la minoranza etnica ha saputo mantenere e conservare la propria specificità.

Della madrepatria conservano oltre alla lingua, conservata miracolosamente se consideriamo che si è tramandata oralmente, anche i propri costumi e la religione.

Questa cultura, tramandata oralmente di generazione in generazione, ha sempre costituito l'invisibile cordone ombelicale che unisce ancora oggi gli arbëreshë alla loro storia secolare, alla loro etnia diventando così la depositaria dei più importanti valori dell'albanesità e del sapere del popolo.

E’ possibile visitare i comuni di Acquaformosa (Firmoza), Civita (Çifti), Frascineto (Frasnita), Lungro (Ungra), Plataci (Pllatani), San Basile (Shën Vasili), San Costantino Albanese (Shën Kostandini) e San Paolo Albanese (Shën Pali), nei quali è possibile ammirare le testimonianze delle tradizioni, musei, e ulteriori emergenze culturali significative

Grotta del Romito

La grotta del Romito è un sito risalente al Paleolitico superiore contenente una delle più antiche testimonianze dell'arte preistorica in Italia, e una delle più importanti a livello europeo, situata in località nel comune di Papasidero, poco distante da Castrovillari.

All'esterno si trovano alcune incisioni rupestri, tra le quali la più importante è un graffito su un grande masso raffigurante un maestoso bovide (Bos primigenius), e sepolture, risalenti a 11.000 anni fa circa. Il ritrovamento del graffito è avvenuto nel 1961, è stato datato dagli esperti come appartenente al Paleolitico superiore. Una riproduzione dell'originale si conserva al Museo Nazionale di Reggio Calabria. Altri reperti sono esposti al Museo e istituto fiorentino di preistoria.

Nel sito sono documentate anche frequentazioni riferibili al Mesolitico (datate a circa 9000 anni fa) e al Neolitico.

L'importanza del sito di Papasidero a livello europeo è legata alla presenza di evidenze paleolitiche, arte rupestre, sepolture (9 individui in tutto), reperti litici e faunistici, che coprono un arco temporale compreso tra 23.000 e 10.000 anni fa, ed hanno consentito la ricostruzione delle abitudini alimentari, della vita sociale e dell'ambiente dell'Homo sapiens.

Parco archeologico della sibaritide e Museo Statale di Sibari

Il Parco archeologico di Sibari si trova a pochi chilometri da Castrovillari. Si tratta del sito di una delle più ricche e importanti città greche della Magna Grecia. I reperti degli scavi sono conservati nel vicino Museo archeologico nazionale della Sibaritide.

La zona della Sibaritide fu il centro della civiltà degli Enotri, che ebbe la massima fioritura nell'Età del ferro, prima di essere spazzati via dai coloni greci giunti dall'Acaia nel 730-720 a.C. circa.

I Greci sconfissero e ridussero i locali alla schiavitù, quindi fondarono Sibari (Sybaris), il centro della zona dove transitavano le merci provenienti dall'Anatolia, in particolare da Mileto.

Nell'Antichità la ricchezza di Sibari era proverbiale, ma la sua sorte fu segnata, dopo la vittoria contro Siris (alleata a Crotone e Metaponto), dalla guerra contro Crotone. Il conflitto nacque probabilmente per ragioni di contese commerciali e culminò con la Battaglia di Nika (510 a.C.), che vide la vittoria dei crotoniati, l'assedio di Sibari e, settanta giorni dopo, la sua distruzione, per la quale venne anche deviato il fiume Crati affinché passasse sopra le rovine della città sconfitta.

I sopravvissuti di Sibari partirono per la madrepatria, dove ottennero l'aiuto di Atene per tornare in Calabria e fondare, nel 444 a.C. con altri nuovi coloni ateniesi, una nuova colonia sullo stesso sito, chiamata poi Turi. Il nuovo impianto della città fu progettato dal famoso architetto e urbanista Ippodamo. I conflitti però tra sibariti e ateniesi portò a un conflitto interno, che culminò con la cacciata dei sibariti.

Nel 194 a.C. la città fu fondata nuovamente come colonia romana con il nome di Copiae, che fu presto cambiato nuovamente in Thurii. Continuò ad essere in un certo qual modo un luogo importante, posta in una posizione favorevole e in una regione fruttifera, e sembrerebbe che non sia stata completamente abbandonata fino al Medioevo.

Dimenticata in seguito, i suoi resti vennero individuati scavati a partire dal 1932 e con particolare intensità dal 1969. Tutt'oggi sono aperti vari cantieri, per cui lo scavo è ancora lontano da essere esaurito.

I resti della città testimoniano inequivocabilmente l'impianto razionale ellenistico di Ippodamo, con strade che si intersecano ortogonalmente, mentre è scomparsa quasi ogni traccia della città precedente.

Nella zona del "Parco del Cavallo" restano alcuni tra i resti più significativi, risalenti all'età romana. Si tratta di un quartiere organizzato in due grandi plateiai e un teatro.

Nelle zone "Prolungamento Strada" e "Casa Bianca" si trovano altre sezioni. "Casa Bianca" in particolare ha una zona edificata del IV secolo a.C., con una torre circolare. Stombi infine mostra una zona urbana a insediamento misto, solo in parte riedificata dopo il 510 a.C., con alcune fondazioni di età arcaica, tra le quali un edificio modesto, pozzi e fornaci.

COSTA IONICA

La Calabria è una terra speciale, non comune, che va scoperta con calma.

In genere si pensa alla Calabria come un territorio aggregato, di piccole dimensioni, dove si conoscono tutti; spesso viene identificata come un’area depressa, caratterizzata da una presenza di una maggioranza di persone sottosviluppate e briganti, facilmente inclini a vivere in una condizione di analfabetismo che vira al preferire pratiche non legittime: in poche parole, una regione mafiosa.

In realtà la Calabria rappresenta una popolazione mite, particolarmente riservata, succube di una politica secolare di emarginazione rispetto al resto del territorio nazionale, immeritatamente rinomata prevalentemente per fatti di cronaca e non invece per le sue vere peculiarità; una popolazione con una identità ricca di tradizioni popolari e contadine, che abita un territorio che va scoperto per conoscerlo direttamente e per apprezzarne le caratteristiche, gli usi, i costumi e tradizioni che, come in ogni altra area del Paese sono presenti e rappresentano la propria identità sociale e culturale.

La sua orografia di territorio stretto e lungo, perimetralmente quasi interamente bagnato dal mare, caratterizza la Calabria per tutto quanto possa rivelarsi unico nel suo genere e impossibile da trovare in altri territori della terra, con particolar riferimento al profilo delle biodiversità.

In particolare, il Pollino rappresenta una barriera naturale e crocevia di culture con contaminazioni e testimonianze d’arte internazionali di archeologia non solo nelle aree interne ma, anche e soprattutto, testimoniate in modo massiccio proprio lungo la costa del mare Ionio, con particolar riferimento al vicino Pollino.

Di seguito articoliamo un breve elenco (non esaustivo) delle principali emergenze storico culturali che suggeriamo di visitare sulla costa ionica con accesso dal B&B La Petrosa da 15 a 40 minuti:

- La grotta delle Ninfe, a Cerchiara di

   Calabria

- Sito archeologico di Francavilla Marittima

- Grotta dei Pipistrelli, localizzata nelle immediate vicinanze della Grotta dei Bagni, a Cerchiara di Calabria

- Voragine San Marco, a Cerchiara di Calabria

- Grotta "Serra del Gufo", a Cerchiara di Calabria

- Grotta "Damala I", situata nelle vicinanze della grotta della "Serra del Gufo", a Cerchiara di Calabria

- Abisso "Fossa del Lupo", in località Contrada Bifurto, a Cerchiara di Calabria

- Ferrata del Caldanello, a Cerchiara di Calabria

- Santuario Madonna delle Armi, a Cerchiara di Calabria

- Palazzo Pignatelli, a Cerchiara di Calabria

- Parco archeologico della Sibaritide

- Museo Statale della Sibaritide

- Museo Statale di Amendolara

- Grotte di Sant’Angelo, a Cassano all’Ionio

- Parco Archeologico Broglio di Trebisacce

- Castello Aragonese di Villapiana

- Castello Normanno di Roseto Capo Spulico

Il mare della costa ionica è molto bello, limpido, pulito e non freddo. Si presta a sport di diversa natura, ma lo caratterizza il bel sole che fa da cornice a meravigliose giornate di svago, cultura, viaggi e itinerari gastronomici che incarnano la dieta mediterranea.
La costa ionica è caratterizzata da spiagge di differente tipologia, che soddisfano le preferenze più esigenti.

Dal B&B La Petrosa la costa del mare ionio si raggiunge in circa 20 minuti d’auto; in estate sono previste navette quotidiane su gomma A/R per raggiungere la costa ionica. Il traffico è generalmente scorrevole.

COSTA TIRRENICA

La Calabria è una terra speciale, non comune, che va scoperta con calma.

In genere si pensa alla Calabria come un territorio aggregato, di piccole dimensioni, dove si conoscono tutti; spesso viene identificata come un’area depressa, caratterizzata da una presenza di una maggioranza di persone sottosviluppate e briganti, facilmente inclini a vivere in una condizione di analfabetismo che vira al preferire pratiche non legittime: in poche parole, una regione mafiosa.

In realtà la Calabria rappresenta una popolazione mite, particolarmente riservata, succube di una politica secolare di emarginazione rispetto al resto del territorio nazionale, immeritatamente rinomata prevalentemente per fatti di cronaca e non invece per le sue vere peculiarità; una popolazione con una identità ricca di tradizioni popolari e contadine, che abita un territorio che va scoperto per conoscerlo direttamente e per apprezzarne le caratteristiche, gli usi, i costumi e tradizioni che, come in ogni altra area del Paese sono presenti e rappresentano la propria identità sociale e culturale.

La sua orografia di territorio stretto e lungo, perimetralmente quasi interamente bagnato dal mare, caratterizza la Calabria per tutto quanto possa rivelarsi unico nel suo genere e impossibile da trovare in altri territori della terra, con particolar riferimento al profilo delle biodiversità.

In particolare, il Pollino rappresenta una barriera naturale e crocevia di culture con contaminazioni e testimonianze d’arte internazionali di archeologia non solo nelle aree interne ma, anche e soprattutto, testimoniate in modo massiccio proprio lungo la costa del mare Tirreno, con particolar riferimento al vicino Pollino.

Di seguito articoliamo un breve elenco (non esaustivo) delle principali emergenze storico culturali che suggeriamo di visitare sulla costa tirrenica con accesso dal B&B La Petrosa da 40 a 90 minuti:

Il mare della costa tirrenica è molto bello, limpido, pulito e non freddo. Si presta a sport di diversa natura, ma lo caratterizza il bel sole che fa da cornice a meravigliose giornate di svago, cultura, viaggi e itinerari gastronomici che incarnano la dieta mediterranea.
La costa tirrenica è caratterizzata da spiagge di differente tipologia, che soddisfano le preferenze più esigenti.

Dal B&B La Petrosa la costa del mare Tirreno si raggiunge in circa 40 minuti d’auto. Il traffico è generalmente scorrevole.


borghi vicini (MORANO, CIVITA E ALTRI)

Morano Calabro: il presepe del Pollino

Nel corso dell’ultima assemblea delle Bandiere Arancioni, l’antico centro del Pollino è stato confermato quale membro del direttivo nazionale nonché referente regionale per la Calabria e la Sicilia.

Dal nostro B&B il Borgo di Morano Calabro dista circa 15 minuti; qui è possibile visitare:

-     Museo dell’agricoltura e della civiltà contadina, raccoglie segni importanti della cultura materiale, arnesi e strumenti che raccontano il paesaggio agrario e le fasi storiche della comunità moranese.

-     Museo naturalistico privato “Il Nibbio”, documenta la flora e la fauna del monte Pollino attraverso la ricostruzione di ambienti; è ospitato nel Centro Studi Naturalistici del Pollino, nei pressi del castello

-     Complesso convittuale di San Bernardino

-     Chiesa di San Pietro e Paolo

-     Castello Normanno

-     Castello di Colloreto

-     Parco della lavanda

Morano Calabro  fa parte dei borghi più belli d'Italia.


Civita: ubicato all'interno della riserva naturale Gole del Raganello e nel cuore del parco nazionale del Pollino, è tra le storiche comunità albanesi d'Italia (arbëreshët).

Nel paese si mantengono le antiche tradizioni del popolo albanese, come la lingua, il rito religioso ed i costumi tradizionali.

Civita fa parte de I borghi più belli d'Italia e della bandiera arancione

Dal nostro B&B il Borgo di Civita dista circa 15 minuti; qui è possibile visitare:

- Setteventi del Pollino
- Il ponte del diavolo e le Gole del Raganello
- Chiesa di S. Maria Assunta
- Museo Etnico Arbëresh, Musei storici
- Centro Storico, Passeggiate in siti storici
- Case Kodra, vari luoghi e punti d'interesse naturalistici, monumenti e statue
- Raganello Tour.


Oltre a Morano Calabro e Civita, consigliamo di visitare le seguenti emergenze culturali locali e limitrofe al B&B La Petrosa:

- Museo delle Icone e della Tradizione Bizantina, a Frascineto

- Mormanno, la patria del bocconotto

- Saracena, le cantine del vino locale moscato

-  Altomonte

-  Cerchiara di Calabria, il paese del pane

- Corigliano-Rossano, Castello Ducale, Codex Purpureo, Museo della liquirizia “Amarelli”

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